venerdì 3 ottobre 2008

Recensione "L'isola che non c'era"

Ilcompleannodimary

Biblioteca civica, Biella 05/07/2008

di Lucio Franceschetti

Quattro musicisti, tre artisti della luce, un mare di strumenti e un albero. Due ore di improvvisazione ipnotica e suggestiva attorno al cedro deodara della biblioteca civica di Biella. O meglio, attorno al cedro dell’Himalaya (in questo contesto è più corretto chiamarlo così).
Il percorso de Ilcompleannodimary (tuttattaccato) si snoda infatti attorno agli alberi secolari e spazia dalla musica indiana a una certa psichedelìa anni settanta, a canzoni dall’impatto semplice e immediato ma dalla struttura complessa. Questa è la prima tappa di un tour – sostenuto da Legambiente – chiamato “Albericantati” e partito in maniera speciale: il concerto doveva essere imperniato sulle canzoni del loro album (Holywood’s songs) ma, a causa di un problema alle corde vocali di Maddalena Bianchi si è risolto in una serata d’improvvisazione strumentale. Che Mino Di Martino, uomo dalla sensibilità infinita e dalla mente sempre in moto, a un certo punto del concerto avrebbe guidato i suoi compagni verso suoni suggestivi e improvvisati c’era comunque da aspettarselo, e d’altra parte quella che una trentina d’anni fa si chiamava sperimentazione non ha certamente perso oggi la sua efficacia emotiva.

I quattro ragazzi (Mino alle tastiere, chitarra e chitarra elettrica; Maddalena al flauto dolce, violoncello e un trabiccolo che può essere un piano/tastiera/sinth in grado di emettere suoni dall’angelico al diabolico; Angelo Avogadri al flauto traverso e chitarra elettrica e Torunn Birgitte Sortvi al violino) sembravano in partenza un po’ spaesati e la chiusura dei primi brani non è stata proprio “pulita”, ma l’incertezza iniziale si è risolta in musica che scuote testa, cuore, viscere e si vorrebbe non finisse mai. È il flauto traverso che guida verso la psichedelìa e verso gli anni settanta, mentre il violino riporta a suoni folk perfettamente inseriti. I pochi momenti di musica vocale, Mentre il mio amore per te e un attualissimo pezzo sull’assurdità della gestione dei pozzi petroliferi contenuto nell’album cult “Albergo intergalattico spaziale” (1978) cantati da Mino, un’improvvisazione vocale e un brano dei Madredeus eseguiti da Maddalena hanno fatto intendere quale avrebbe essere l’intenzione e la qualità del progetto iniziale, ma l’intensità crescente della serata non ha fatto rimpiangere nulla. Nella parte finale del concerto si sono riconosciute le melodie dell’album, e quando sembrava che tutto stesse per finire, Angelo ha inforcato la chitarra elettrica travolgendoci con venti minuti buoni di improvvisazione sulle corde. Belli anche i giochi di luce creati da Maria Pasqui, che insieme al suono del vento sul cedro e suoi pioppi, hanno reso la performance ancora più avvolgente e magica.

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